Alimentazione selettiva nei bambini. Di cosa si tratta?
È un’anomalia dell’alimentazione che comporta una forte rigidità nelle scelte alimentari:
- il repertorio alimentare è estremamente limitato (spesso meno di cinque alimenti);
- vi è una scarsa accettazione di cibi nuovi da mangiare.
I
bambini con alimentazione restrittiva prediligono alimenti morbidi e a base di carboidrati, hanno difficoltà nella masticazione e nell’apprendere comportamenti appropriati a tavola.
In genere l’evitamento o la restrizione del cibo può essere dovuto alle caratteristiche sensoriali del cibo stesso: i bambini sono estremamente sensibili ad aspetto, colore, odore, consistenza, temperatura e gusto.
L’alimentazione selettiva si riscontra in oltre il 20 % dei bambini piccoli e può essere nella maggioranza dei casi considerata in linea con il quadro evolutivo, infatti tra i 18 e i 24 mesi è molto diffusa la neofobia alimentare, cioè il rifiuto di assaggiare e mangiare cibi nuovi. Solitamente questa fase termina entro il terzo anno di vita e raramente dura fino ai 5-6 anni. E poi in alcuni casi ricomparire nell’adolescenza quando entreranno in gioco diversi fattori che possono portare a disturbi alimentari di natura più complessa.
Alcuni atteggiamenti verso il cibo, infatti, possono essere transitori o espressione di un temperamento introverso: bambini molto prudenti, timidi, un po’ rigidi, che non amano le novità, potrebbero avere un’alimentazione un po’ ripetitiva e poco.
Le origini
Erroneamente, si pensa che la conoscenza verso un alimento con i suoi sapori, consistenze e odori, coincida solo con la fase di svezzamento. In realtà, lo sviluppo del gusto e delle abitudini alimentari hanno origine a partire dalla gravidanza, proseguendo per l’allattamento, per poi giungere alla fase finale del suo sviluppo, nel momento in cui si propongono cibi diversi dal latte.
Quando un genitore deve allarmarsi?
Si può arrivare ad un vero e proprio disturbo inserito anche nel DSM 5 (Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali), indicato come disturbo evitante restrittivo dell’assunzione di cibo nella classificazione dedicata all’infanzia. Nello specifico quando le anomalie nell’alimentazione si associano a conseguenze importanti:
- significativa perdita di peso;
- insorgenza di carenze nutrizionali;
- necessità di ricorrere ad integratori alimentari;
- limitazioni nella vita sociale, per cui il bambino non esce più o non vuole più andare a pranzo o a merenda dagli amici perché sa che avrà delle difficoltà con i cibi proposti.
Cosa fare in casi di alimentazione selettiva nei bambini?
Spesso quando i figli manifestano un rapporto alterato con il cibo, l’intera famiglia entra in crisi. I genitori sono disorientati e l’atmosfera familiare durante i pasti diventa poco piacevole.
Dopo aver stabilito che il proprio bambino non è solo schizzinoso, ma presenta un problema che influisce in modo importante sul suo funzionamento sociale, sulle relazioni familiari e sull’apporto equilibrato dei diversi nutrienti, è importante rivolgersi al pediatra per escludere una condizione di tipo organico. E’ inoltre importante escludere che l’alimentazione selettiva faccia parte di un quadro più ampio di rigidità ed ipersensibilità sensoriale legata a un disturbo del neurosviluppo o c’è un disagio emotivo.
Dopo aver escluso queste cause, è utile comprendere il comportamento per poter intervenire adeguatamente e non intenderlo solo come qualcosa da educare od omologare.
Come aiutare i bambini a ristabilire un sereno rapporto con il cibo?
Gli studi sull’argomento forniscono alcuni suggerimenti utili:
- diversificare le preparazioni nei colori, odori e consistenza, utilizzando gli alimenti che il bambino già mangia;
- eliminare la pressione a mangiare e proporre i piatti con tono positivo: “Assaggia questo piccolo pezzo e dimmi cosa ne pensi”;
- esplorare il cibo grazie ai 5 sensi in termini di gusto, consistenza, temperatura, suono, colori per scollegarlo dall’alimentarsi in senso stretto;
- in questi casi, si consiglia ai genitori di lasciare che il bambino mangi con le mani e che ricominci a sperimentare da solo.Noi suggeriamo di portarlo con sé a fare la spesa per farlo sentire protagonista e, una volta a casa, sfruttare tutti e cinque i sensi;
- cucinare insieme può essere un’attività utile perchè l’obiettivo non è solo quello di mangiare la pietanza che hanno preparato, ma soddisfare la curiosità, trascorrere tempo insieme ai genitori, soddisfare il desiderio di sentirsi grandi e autonomi;
- affidarsi a figure professionali di tipo psicologico e nutrizionale può guidare i bambini e i loro genitori nel percorso di familiarizzazione con il cibo grazie ad attività psico-educazionali inerenti il cibo.
Il problema non è l’alimentazione selettiva nei bambini, che come detto è frequente, ma il modo che scegliamo per affrontare la situazione.
Tocca a noi dare loro gli strumenti giusti, e possiamo farlo coinvolgendoli quando facciamo la spesa al supermercato, a casa cucinando insieme e mangiando tutti a tavola con ciò che si è preparato.
Il valore aggiunto sta in un pizzico di pazienza e calma, ma soprattutto una conoscenza di ciò che stiamo affrontando.
Gli errori più comuni da evitare
- Approfittare della distrazione del bambino ( utilizzo ad esempio del telefono)per fargli ingerire del cibo non aiuta a risolvere il problema;
- No alle minacce. A tavola non ci devono essere lotte di potere;
- No al ricorso a dolci, snack e altri cibi poco sani ma più appetibili per fare in modo che il bambino “mangi qualcosa”.
Posso aiutarti
Se hai bisogno di aiuto per te o i tuoi bambini, posso essere al tuo fianco per aiutarti a superare le difficoltà, anche attraverso consulenze on-line. Sono psicologa clinica – psicodiagnosta; ricevo a Fondi (Latina), con clienti che arrivano da tutto il comprensorio e dai comuni limitrofi quali Sperlonga, Terracina, Latina, Formia, Gaeta, Itri ecc. Contattami al numero 320.6614182 per richiedere informazioni o una consulenza.
Articolo redatto con la preziosa collaborazione della Dott.ssa Chiara Parisella, Biologa-Nutrizionista